PONTIFICIO SEMINARIO REGIONALE MINORE - LICEO GINNASIO PARITARIO - POTENZA (PZ)
ASSOCIAZIONE CASA FAMIGLIA SAN FRANCESCO ONLUS - UGENTO (LE)
AGRITURISMO ERBANITO - SAN RUFO - SA
Casa Maschito - Potenza (PZ)
 
 
 
 
 
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Potenza
Basilicata

Potenza è una città italiana, capoluogo dell'omonima provincia e della regione Basilicata; se si considera la cosiddetta area metropolitana, ossia la rete dei comuni del circondario, la popolazione sale ad oltre 100.000 abitanti. Potenza è la città più popolosa della Basilicata ed è situata ad un'altezza di 819 metri sul livello del mare, risultando il capoluogo di Regione più alto dell'Italia peninsulare. La città sorge lungo una dorsale appenninica a nord delle Dolomiti lucane nell'alta valle del Basento, attraversata dal corso del fiume omonimo e racchiusa da vari monti più alti come ad esempio i Monti Li Foj. L'antico nucleo medievale, il quartiere centro storico, è in alto, mentre i moderni ed estesi quartieri sono sorti più in basso. Probabilmente, la prima collocazione della città fu a quota 1.095 di altitudine, in località oggi denominata Serra di Vaglio. In epoca successiva, l'insediamento urbano potrebbe essersi trasferito, per ragioni ignote, sul colle ove è attualmente il centro antico. Il fiume Basento che attraversa la città purtroppo non è in buone condizioni e sarà presto sormontato da nuovi ponti e viadotti, la cui costruzione ha visto, ovviamente, l'abbattimento di alberi e piante che crescevano spontaneamente alle rive del fiume. Per quanto riguarda invece il Rischio Sismico nel centro urbano della città di Potenza il 70% circa degli edifici in cemento armato sono stati progettati e realizzati prima del 1981 e, anche per quelli realizzati successivamente che oggi non devono fare i conti anche con il degrado naturale dei materiali, i progetti sono stati portati a compimento secondo una classificazione che collocava Potenza in seconda categoria (media sismicità) mentre, attualmente, il capoluogo è considerato ricadente in zona ad alta sismicità. Il protocollo prevede un'indagine su tutto il territorio che proceda in modo graduale. Ci si interesserà prima delle zone meno conosciute che per numero di abitanti, però, risultano di importanza strategica per il sistema urbano.

ETIMOLOGIA
Deriva da Potentia, ossia "la potente", formazione latina di tipo augurale.

MANIFESTAZIONI
L'8 agosto 2006 si è celebrato il bicentenario di Potenza Città Capoluogo di Regione (1806-2006) e in occasione di tale evento sono stati molti i festeggiamenti in città.
Nel mese di maggio si tiene il MiniMusicMarket, un festival musicale che ha lo scopo di rappresentare anno per anno la situazione musicale nell'intera regione Basilicata. La manifestazione produce un cd antologico distribuito in tutta la Basilicata.
Agli inizi di settembre, si tiene presso la località San Luca Branca (Potenza-Est), la gara di fuochi pirotecnici. Questo evento raccoglie ogni anno migliaia di cittadini provenienti dall'area urbana e dalla provincia di Potenza.
Solitamente ogni mese di maggio si tiene presso uno dei tre piazzali della Regione, a Poggio Tre Galli, la Giornata dell'Arte e della Creatività Studentesca, che vede protagonisti tutti gli alunni degli istituti superiori, licei e anche non appartenenti al rango scolastico, in competizioni di ambito artistico e musicale, con stand organizzati dai ragazzi stessi.

Il maggio potentino
Il Maggio Potentino identifica una serie di eventi che il Comune di Potenza organizza in concomitanza con le festività in onore del santo patrono della città, San Gerardo. Si caratterizza da un mese e anche più di manifestazioni, mostre culturali, eventi particolari di ambito variabile. Ogni anno, il 29 e 30 Maggio, si prepara la festa cittadina. Il 29 caratterizza la classica Sfilata dei Turchi, sfilata in costume che rispecchiano la tradizione della città, seguita dal Palio dei Cavalli, allo Stadio Viviani[9]. Mentre il 30 corrisponde al giorno in cui si venera il Santo Patrono, San Gerardo. Il culto è molto sentito tra la cittadinanza, difatti nei giorni precedenti alla festa patronale l'associazione culturale I Portatori del Santo, organizzano serate in Largo Pignatari, in pieno centro storico, con musica popolare locale dal vivo, degustazione di prodotti tipici e vini locali.

La sfilata dei Turchi
La leggenda vuole che proprio un miracolo di San Gerardo permise ai potentini di respingere l'attacco dei Turchi che avevano risalito il fiume Basento fino a Potenza. Per tale motivo nel mese di maggio si tiene la rievocazione di tale episodio con una sfilata in costume. La festa si svolge la sera del 29 maggio, precedente alla giornata dedicata alla celebrazione di San Gerardo e rappresenta un evento esemplificativo della forte commistione in Basilicata tra il sacro e il profano. La sfilata prende le mosse dalla Basilica di San Gerardo e, al seguito di araldi e bambini vestiti da angeli, ci sono gli schiavi turchi che trainano la galea sulla quale ci sono tre bambini, uno dei quali rappresenta il Santo. Il corteo è seguito da giannizzeri e da saraceni che scortano, a loro volta, la carrozza in cui si trova sdraiato il Gran Turco. Chiude la sfilata, dopo il passaggio dei nobili, degli arcieri e degli sbandieratori, il tempietto di San Gerardo.

DA VEDERE
Il centro della città è in piazza Matteotti, sulla quale si affaccia il Palazzo del Comune, attraversata dalla via Pretoria (U' Strusc' in potentino), animata via cittadina del centro che si allarga nella centrale piazza Mario Pagano, detta dai potentini Piazza Prefettura poiché ospita l'ottocentesco palazzo della prefettura, oggi dimora del Prefetto e sede degli uffici provinciali. Nella stessa piazza è presente il noto Teatro Stabile, costruito nel 1856 e inaugurato nel 1865 a causa di un'interruzione dei lavori dovuta a terremoti, frequenti nella zona. Nelle zone più a valle del colle sul quale sorge la città, invece, si sono venuti a formare svariati quartieri residenziali, zone popolari e commerciali che hanno reso la città più importante nel suo ruolo di capoluogo, contribuendo enormemente al suo sviluppo.

Il Duomo situato nell'omonima piazza: restaurato a fine '700, conserva il rosone e l'abside della costruzione del XII secolo, è dedicato a San Gerardo, patrono della città. Nel retro di Piazza Mario Pagano è situata la chiesa di S. Francesco, fondata nel 1274, con portale e campanile del '400. Nell'interno vi è il sepolcro rinascimentale De Grasis, che ha accanto una Madonna di stile bizantineggiante del '200. Proseguendo in Via Pretoria verso ovest si incontra la chiesa romanica di S. Michele (XI-XII secolo), con tozzo campanile. Nel rione Santa Maria ha sede la chiesa di S. Maria del Sepolcro, secolo XIII, XV e XVII.
Più a sud, nei pressi del Cimitero, ha sede l'antica chiesa di S. Rocco dove sono conservate delle antiche statue in legno raffiguranti San Vito e San Rocco, costruite a metà Ottocento.

In piazza Beato Bonaventura, sull'estremità est del centro storico della città, si possono ammirare i resti del Castello. Costruito probabilmente dai Longobardi intorno all'anno 1000 e costituì la vera "piazza" delle varie dominazioni di Potenza. Gli ultimi proprietari, ovvero Carlo Loffredo e Beatrice Guevara donarono ai frati cappuccini l'intero edificio, ad eccezione della Torre. In seguito il castello fu adibito a lazzaretto, dedicando una cappella a San Carlo: divenne, così, la sede dell'Ospedale San Carlo per alcuni anni, almeno fino al 1935, quando l'ospedale si trasferì in una struttura più moderna, nel rione Santa Maria. A metà secolo scorso, un decreto ne dispose l'abbattimento permettendo di salvare la torre, cilindrica, dominante la valle del Basento. Tutto intorno, i diversi alberi nel piazzale, definiscono la zona come un Belvedere. Dopo il sisma del 1980, fu restaurata e adibita a galleria d'arte.

Le Porte di Potenza, rappresentano le antiche entrate al centro storico della città, intorno alle mura di cinta che la racchiudevano per la difesa dagli assalti nemici. Attualmente quelle "visibili" sono soltanto tre, e sono:

Porta S.Giovanni - Via Caserma Lucana
Porta S.Luca - Via Manhes
Porta S.Gerardo - Largo Duomo
Le altre porte furono abbattute nel corso dei secoli, per la modernizzazione del nucleo urbano della città, e sono:

Portasalza - Via Portasalza
Porta Amendola - Largo Sinisgalli
Porta Trinità - Piazza Duca della Verdura

EDIFICI STORICI
Palazzo Loffredo. Situato nella piazza Pignatari, nei pressi del Duomo, è uno dei palazzi più antichi della città, che conserva le successioni avvenute nella città. Oggi è sede del Museo Archeologico Nazionale della Basilicata dedicato a Dinu Adamesteanu.
Palazzo Bonifacio. Si trova in Piazza Beato Bonaventura ed è uno dei pochi palazzi storici ancora esistenti nel Centro storico della città. Racchiude al suo interno un piccolo chiostro.
Palazzo Pignatari ex Palazzo Ciccotti. Ormai non più esistente, si trova in Largo Pignatari, nelle immediate vicinanze del Palazzo Loffredo. Conserva soltanto un antico portale oggi visibile dalla piazza.
Palazzo Castellucci è uno dei pochi palazzi al centro storico che non è stato sventrato. L'edificio si affaccia sull'omonimo larghetto, punto di passaggio obbligato per le persone che passavano sotto la Porta di San Giovanni. Di fronte al palazzo Castellucci una volta c'erano numerose bancarelle, molte di esse sono scomparse e sono rimasti solo alcuni negozi messi in appositi container.
Monastero di San Luca, attualmente la Caserma dei Carabinieri, sita alla fine di Via Pretoria in direzione della Torre Guevara. In principio affidato alle suore Cisternine dell'Ordine delle Benedettine, era l'unico Monastero di donne in città. Successivamente passò alle suore Clarisse o Chiariste.
Caserma Lucana. Di antica costruzione, situata in Via Ciccotti, a Santa Maria.
Palazzo degli Uffici. Visibile da molti panorami, si trova in Corso 18 agosto.
Ad ogni modo, le vie del centro storico sono ricche di molti palazzi di rilievo, alcuni dei quali sono ricordati oggi soltanto da pochi potentini.

TEATRO STABILE
Il Teatro Stabile di Potenza è dedicato a Francesco Stabile, musicista potentino, che ha sviluppato la sua arte nel conservatorio di San Pietro a Majella di Napoli. Occupa il lato occidentale della centralissima Piazza Mario Pagano ed è stato costruito sullo stile del teatro San Carlo di Napoli. La costruzione del teatro fu iniziata nel 1856, ma fu interrotta per qualche anno a causa dei frequenti terremoti verificatisi in città in quel periodo. Il Teatro Francesco Stabile sin dalla sua nascita nel 1881 è sempre stato un punto d'incontro per i potentini. L'ingresso principale per anni è stato anche il Caffè della città. I nobili del posto, infatti, avevano l'abitudine di occupare i tavolini che erano sistemati lungo l'intera facciata. A gestire il locale erano i fratelli Giugliano ai quali apparteneva anche l'impresa che provvide ai lavori di restauro del teatro durante gli anni venti. In quel periodo il teatro presentava una cancellata che poggiava su una piccola gradinata.

VIA PRETORIA
Il nome e l'origine di via Pretoria sono molto remoti, sulla loro origine le notizie che si hanno sono ancora poche e frammentarie. Le più probabili si possono ricavare dagli scritti dello storico antico potentino, Emanuele Viggiano. Da questi scritti si desume che al tempo di Silla e delle sue guerre civili contro Mario, egli vinse quest'ultimo e ridusse a colonie militari romane sei delle città Lucane, tra cui Potenza. In ognuna i queste città Silla vi stabilì il Pretorio, Comando dei Romani, e l'accampamento dei Pretoriani. Dunque doveva esistere un collegamento viario fra l'accampamento romano e il loro Comando che, con poca fantasia, venne chiamato Via Pretoria. Questa via, che nel corso degli anni non ha mai cambiato il suo nome ed è sempre rimasta lì, anche di fronte a tutte le distruzioni che la città ha dovuto subire, si estende per tutto il centro storico a partire dal Largo di Portasalza fino alla Torre Guevara, in quel piccolo tratto di strada, che fu aggiustato nel 1809, e che, secondo le legende, doveva essere chiamato Via Manhes, anziché via Pretoria. Questo però, mancando dei veri e propri atti comunali che lo testimoniassero, venne comunque rinominato via Pretoria, seguendo la scia e il basolato della strada principale.

AREE VERDI
La villa comunale di Santa Maria, storico parco della città.
Il parco di Montereale, al centro del quale si innalza un monumento ai caduti.
Il parco del Seminario, ristrutturato nel 2006.
La villa del Prefetto, annessa al palazzo della Prefettura.
Il parco Baden Powel, sito nei pressi di Viale Firenze, nel quartiere di Don Bosco, dove spesso vengono tenute manifestazioni di tipo musicale.
Il Parco dell'Europa Unita, sito nel quartiere Poggio Tre Galli, di recente costruzione, è un parco che nell'estate del 2007 ha attratto molte persone di svariate età con il suo verde, i suoi percorsi e le sue fontane.
Intorno alla città sono inoltre presenti molte aree verdi, boschi e foreste, atrrezzate e fruibili:

Parco Rossellino, alle porte della città, circonda il palazzetto dello sport, il "Palapergola";
il Lago Pantano, a 3 chilometri dal nucleo urbano verso Sud, è frequentatissima d'estate dagli amanti dello sport e delle passeggiate, sede di numerosi impianti sportivi, piscine, campi volo per ultraleggeri, campetti da calcio etc., ricca di pizzerie, ristoranti, locali giovanili; vi è l'Oasi del WWF, sede di un percorso di Bird Watching e di una clinica di riabilitazione per rapaci.
Il bosco di Pallareta, alle porte della città.
Il bosco di Rifreddo, con alberghi ristoranti, impianti per equitazione, impianti per il tiro al piattello. Stazione turistica montana.
La foresta della Sellata a 4 km dalla città, ricca di percorsi natura, stazione sciistica invernale, alberghi, ristoranti, agriturismo.

ORIGINI E CENNI STORICI
L'origine della città, certamente antichissima, è incerta ed oscura: la sua origine potrebbe essere stata pelasgica o sabellica o di stirpe italo-greca (Riviello). Indubbiamente la sua posizione equidistante tra le colonie greche di Poseidonia e Metaponto deve averla esposta al soffio della civiltà greca, molto più gentile e progredita rispetto ai costumi di vita spartani che dovevano caratterizzare queste aspre e fiere popolazioni montanare. Anche se non si ha notizia di monete potentine o altri ritrovamenti che attestino pienamente questa autonomia, essa dovette effettivamente rimanere libera fino a quando Roma non iniziò la sua politica di espansione. L'atteggiamento delle popolazioni lucane e di Potenza nei riguardi di Roma fu sempre di aperta ostilità: nelle guerre tra Romani e Sanniti prima e tra Roma ed i Bruzi dopo, essi si schierarono sempre con i nemici di Roma. Assoggettati dalla forza delle armi, i Lucani vissero senza particolari scosse fino all'epoca della battaglia di Canne, quando passarono nel campo di Annibale, puntando sulle sue fortune. Dopo la battaglia del Metauro, nel corso della quale fu vinto ed ucciso il fratello Asdrubale, Annibale oramai sconfitto si ritirava in Africa, lasciando Potenza alla vendetta di Roma che si abbatté spietata sulla città, che da municipium, fu ridotta al rango di praefectura prima e poi di colonia militare, con il mutare del nome in Potentia Romanorum. Ma l'accortezza e la sapienza di Roma non sottovalutarono la posizione geografica e strategica della città, che fu collegata, con l'apertura di strade militari, a molti centri limitrofi: per Oppidum con Venusia e per Anxia a Grumentum. La città seguì poi le vicissitudini dell'Impero fino alla sua decadenza, e la sua fortuna peggiorò fino al rovinoso periodo delle invasioni barbariche. Vi giunsero allora i Bizantini che dettero alla regione il nome di Basilicata dai basilici o governatori che l'amministrarono ed in seguito, provenendo dalla Apulia attraverso la regione del Vulture, i Normanni sottomisero la città e tutta la Basilicata per unirla alla Calabria ed alla Sicilia e creare il forte regno che strinse in una sola unità l'Italia Meridionale. Già in età bizantina la regione perse definitivamente il nome di Lucania per assumere quello di Basilicata; in epoca normanna le scorrerie dei Saraceni minacciarono anche una città come Potenza, lontana dalle coste e arroccata sui contrafforti dell'Appennino all'interno. Presso Potenza una località denominata Campo Saraceno conserva nel nome il ricordo delle incursioni arabe. Il periodo normanno, comunque, fu ricco per Potenza di importanti avvenimenti: nel 1137, al tempo di Roberto il Guiscardo, vennero accolti in città Papa Innocenzo II e l'imperatore Lotario II; più tardi nel 1148 (o forse nel 1149) re Ruggero II vi ricevette Ludovico re di Francia, liberato ad opera della flotta normanna dalle mani dei saraceni, mentre ritornava da una sfortunata spedizione in Terra Santa. Già in tale epoca Potenza rivestiva particolare importanza come città vescovile: si vuole che il suo primo vescovo fosse Amando o Amanzio, altro pastore fu Gerardo di Piacenza, salito alla sedia vescovile nel 1111 e morto nel 1119: egli fu in seguito santificato ed è stato eletto a patrono del città. Nel '400 Martino V, poi papa, mosse da Potenza a Roma per partecipare al conclave che lo elesse pontefice. Con le nozze di Costanza d'Altavilla, ultima erede dei Normanni, con Enrico VI figlio del Barbarossa, subentrarono nel regno del sud gli Svevi. Potenza inquieta e forse un po' ambigua come sempre. Seguì comunque l'aquila sveva di Federico II il quale, nonostante questo, sospettandola di dubbia fede la punì devastandola. Il maestoso castello di Lagopesole, non distante dalla città, ed il rinnovato castello normanno di Melfi rimasero a monito di autorità e di potenza. Questa volta Potenza seguì la sorte di Manfredi e di Corradino e, quando il giovane e biondo re cadde decapitato in piazza del Carmine a Napoli, le città che avevano parteggiato per lui, come Potenza, furono soggette alla punizione ed all'ira del vincitore Carlo d'Angiò che, per mano dei suoi fedelissimi Conte di Belcastro e Ruggiero Sanseverino, conte di Marsico, infierì sui potentini ritenuti ribelli e sul centro abitato che per gran parte fu raso al suolo. Ma maggiori ed ancor più gravi devastazioni ed incendi distrussero la città allorquando il 18 dicembre 1273, uno dei tanti terremoti distruttivi si abbatté contro le sue stremate ed affamate popolazioni. Gli Angioini frazionarono le terre del sud tra vassalli francesi sotto i quali le città, tra cui Potenza, non godettero certo pace e prosperità, anzi esse furono spesso coinvolte nelle guerre dinastiche che travagliarono questo periodo storico: verso il 1390 re Ladislao, cui contestava il regno il cugino Ludovico d'Angiò, pose l'assedio alla città ed ad essa però usò clemenza il 10 aprile 1399 con decreto reale scritto "in campo Felia prope Potentiam", sollevandola dalla dipendenza feudale per qualche tempo. Nel 1414 Giovanna successe al fratello Ladislao al trono degli Angiò e la città fu ancora coinvolta nelle lotte che seguirono con i vari pretendenti o predestinati al trono. Ebbero ancora la città Francesco Sforza, che la passò a Michele Attendolo di Cotignola, e, per brevi periodi, gli Zurlo e Iacopo Caracciolo. Sopraggiunti gli Aragonesi, il re Alfonso la sottrasse alla contea degli Attendolo e la concesse con il suo contado al suo fido Don Indico de Guevara, giunto con lui dalla Spagna; a don Indico seguirono don Antonio e quindi don Giovanni che, quale terzo conte di Potenza, partecipò dalla parte degli Aragonesi alle guerre contro Carlo VIII e Luigi XII. Don Alfonso de Guevara, sesto conte di Potenza, maritò sua figlia Beatrice ad Enrico di Loffredo, marchese di S. Agata e di Trevico, è così la città, che costituiva la dote nuziale, passò ai Loffredo che già vi erano stati signori in epoca normanna, prima dei Sanseverino. L'antico castello di cui oggi non resta che una sbocconcellata torre, fu da don Carlo Loffredo, figlio di Beatrice Guevara e di Enrico, trasformato in monastero. Nelle lotte di predominio che seguirono tra francesi e spagnoli per la divisione del regno nella seconda metà del '600, Consalvo de Cordova e Luigi d'Armagnac, duca di Nemours, fatto un armistizio, convennero a Potenza per negoziare l'accordo, che non fu raggiunto tanto in breve tempo le ostilità ripresero e, cacciati i francesi da tutto il reame, questo divenne provincia spagnola. Tutto il Mezzogiorno d'Italia, oramai Vicereame spagnolo subì una degradazione politica e morale che sfociò nella rivolta di Masaniello nel 1647. Anche Potenza agitata da fazioni contrastanti, fu teatro di moti di intolleranza popolare antispagnola che comunque vennero facilmente repressi e che portarono all'insorgenza di fenomeni di violenza nelle sue campagne, sempre più spopolate. Nel 1694 un altro violento terremoto la distrusse quasi per intero e ben poco fu fatto dai dominatori spagnoli in favore delle popolazioni e per la ricostruzione della città. Con questa dinastia, che dal 1734 governò l'Italia meridionale, la città divenne sede di Ripartimento, soppiantando Tricarico. Nel 1799, epoca di tumulti sociali nei quali perse la vita anche il vescovo monsignor Serao, Potenza ebbe due anime, l'una legittimista con i feusatari Loffredo, e l'altra rivoluzionaria. Ripacificata, la vita cittadina restò placida anche nel 1806, ossia all'arrivo delle truppe di Napoleone. Anzi, di fatto, la mancata resistenza ai francesi divenne merito, per cui il capoluogo regionale fu spostato da Matera a Potenza. Con il ritorno di Ferdinando I di Borbone nel 1815 le cose non mutarono. Il protagonista assoluto di tale patriottica ribellione fu a Potenza Emilio Maffei, che il 5 giugno riunì in città nel palazzo Loffredo i delegati delle Provincie confinanti, i quali sottoscrissero un "memorandum" a sostegno e difesa della libertà. La repressione fu dura ancora una volta in tutto il regno ed anche a Potenza, come dice il Riviello..."le carceri si riempirono di accusati, mentre la polizia molestava pacifici e sospetti". Il terribile terremoto del 1857, distruggendo ancora una volta gran parte della città, aprì nuove tremende ferite e raffreddò notevolmente le attività e le trame dei patrioti e solo due anni dopo, nel 1859 le cospirazioni antiborboniche iniziarono a riallacciarsi in modo concreto, tanto che l'anno successivo, dopo lo sbarco di Garibaldi nel continente, cominciava la dissoluzione delle truppe borboniche, comandate da ufficiali vecchi ed incapaci e già si iniziava ad intravedere in modo tangibile un processo di inevitabile disgregazione del regno del Sud: il 16 agosto 1860 la città si sollevava in armi ed il 18 dello stesso mese veniva proclamata l'annessione al Regno d'Italia sotto lo scettro di Vittorio Emanuele II di Savoia. Il brigantaggio meridionale, dilagato nel sud subito dopo l'Unità, alimentato da correnti filoborboniche nella speranza di una restaurazione e sostenuto dalle tradizionali ragioni di scompenso sociale, dalla miseria, dall'ignoranza e dall'incapacità dei nuovi governanti piemontesi a comprendere i veri problemi delle classi oppresse del meridione, insanguinò molti centri della provincia, ma tenne fuori ancora una volta la città di Potenza dagli avvenimenti più cruenti, anche se la maggior parte delle direttive operative e strategiche della repressione furono coordinate ed attuate proprio nel capoluogo della regione. Gli anni successivi del regno d'Italia fino alla Prima guerra mondiale, furono caratterizzati da lotte politiche condotte sempre in uno spirito di rispetto e correttezza anche se appassionate ed accese in duelli polemici legati alle personalità più rappresentative degli uomini che ne furono protagonisti. Le vicende che nel primo dopoguerra tanto travagliarono non solo le città del Nord, ma anche molte città del Sud, anche di regioni limitrofe e che alla fine portarono all'avvento del fascismo al potere, videro la città di Potenza distinta in una moderazione ed in una esemplare accettazione ed assimilazione degli aspetti più esasperati del nuovo clima politico che si affermò in tali anni. Eccessi di violenza, atti di grossolana limitazione della libertà individuale o di disprezzo della personalità umana furono solo episodi isolati durante l'intero periodo della dittatura fascista a Potenza. L'immane tragedia legata al secondo conflitto mondiale richiese alla città un tributo di innumerevoli vite umane e provocò lutti, la cui memoria non è ancora spenta in tanti cittadini. Nel settembre 1943 alcuni bombardamenti aerei, non completamente richiesti da esigenze strategiche e cioè dall'intento di tagliare le comunicazioni stradali e ferroviarie che consentivano l'afflusso delle truppe tedesche alle zone dello sbarco alleato, avvenuto il 9 sulle spiagge del litorale salernitano, costarono alla città molte vittime innocenti tra la popolazione civile e portarono alla distruzione, coi pochi obiettivi militari esistenti, di molte costruzioni civili, private e pubbliche, tra le quali l'ospedale San Carlo e la Cattedrale. Nel dopoguerra la ricostruzione delle ferite della guerra e la comparsa all'orizzonte della Nazione di nuovi obiettivi, iniziava per Potenza la espansione urbana e la crescita di tanti nuovi poli di sviluppo civile e sociale, anche se questa crescita avviava la progressiva scomparsa di molte testimonianze del passato di questa città.

DATI RIEPILOGATIVI

Popolazione Residente 68.297 (M 32.808, F 35.489)
Densità per Kmq: 392,6
Superficie: 173,97 Kmq

CAP 85100
Prefisso Telefonico 0971
Codice Istat 076063
Codice Catastale G942

Denominazione Abitanti potentini
Santo Patrono San Gerardo
Festa Patronale 30 maggio

Il Comune di Potenza fa parte di:
Associazione Rete Italiana Città Sane - OMS

Località e Frazioni di Potenza
Malvaccaro

Comuni Confinanti
Anzi, Avigliano, Brindisi Montagna, Cancellara, Picerno, Pietragalla, Pignola, Ruoti, Tito, Vaglio Basilicata.

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TERME DI RAPOLLA - POTENZA (PZ)
CANTINA DI VENOSA (PZ)