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Modena
è una città emiliana capoluogo dell'omonima
provincia. È stata capitale per diversi secoli
del
ducato degli
Este ed è un'antica sede universitaria ed arcivescovile.
Dal 1947 la città è anche sede dell'Accademia
Militare dell'Esercito e dell'Arma dei Carabinieri.
Il Duomo, la Torre Civica (Ghirlandina) e la Piazza
Grande della città sono state dichiarate patrimonio
dell'umanità dall'UNESCO. La città si
trova circa al centro della provincia di cui è
capoluogo, nella Val Padana. Due fiumi la circondano
senza peraltro attraversarla: il Secchia ed il Panaro,
la cui importanza per la città è testimoniata
anche dallapresenza della Fontana dei due fiumi, dello
scultore modenese Giuseppe Graziosi, situata in Largo
Garibaldi. Nasce all'interno della città il
canale Naviglio, che sfocia nel fiume Panaro all'altezza
di Bomporto.Le prime propaggini dell'appennino modenese
si trovano circa 10 km a sud della città, già
al di fuori del territorio comunale. Il clima è
tipicamente padano con influssi subcontinentali, con
inverni freddi e nebbiosi (temperature medie minime
sotto lo zero), e moderatamente nevosi con 25 cm annui,
ed estati afose con punte massime ben al di sopra
di 35°. La città (e soprattutto la sua
area metropolitana) è economicamente una delle
maggiori realtà europee. Infatti, nella provincia
hanno sede importanti industrie alimentari (tra cui
Grandi Salumifici Italiani, Cremonini e Fini, centri
di produzione del Parmigiano Reggiano e della lavorazione
del maiale - a cui Castelnuovo Rangone, il cuore di
questo settore, ha dedicato addirittura un monumento-),
metalmeccaniche (Modena può essere considerata
la capitale mondiale dell'automobilismo sportivo con
le sedi della Ferrari a Maranello, della Maserati
in città, De Tomaso in periferia e Pagani a
San Cesario), delle ceramiche (Sassuolo), tessili
(Carpi) e biomedicale (Mirandola). Inoltre Modena
costituisce un fondamentale nodo autostradale e stradale
a livello nazionale: è proprio qui che nasce
infatti l'Autostrada A22 del Brennero, unico collegamento
stradale diretto tra Italia e centro Europa, e sempre
a Modena essa si unisce con l'Autostrada A1 del Sole).
IL
DUOMO
Il duomo di Modena è la prima chiesa della
città e dell'Arcidiocesi di Modena-Nonantola.
Capolavoro dello stile romanico, la cattedrale è
stata edificata dall'architetto Lanfranco nel sito
del sepolcro di san Geminiano, patrono di Modena,
dove in precedenza, a partire dal V secolo, erano
state già erette due chiese. Nella cripta del
duomo si trovano le reliquie del santo, conservate
in una semplice urna del IV secolo ricoperta da una
lastra di pietra e sorretta da colonne di spoglio.
Il sarcofago, custodito entro una teca di cristallo,
viene aperto ogni anno in occasione della festa del
santo stesso (31 gennaio) e le spoglie del santo,
rivestite degli abiti vescovili con accanto il pastorale,
vengono esposte alla devozione dei fedeli. A fianco
del duomo sorge la torre campanaria detta la Ghirlandina.
Il duomo di Modena, la Ghirlandina e la piazza Grande
sono stati dichiarati patrimonio dell'umanità
dall'UNESCO nel 1997.
GHIRLANDINA
Col nome di Ghirlandina è tradizionalmente
conosciuta la torre campanaria del Duomo di Modena.
Alta 86,12 metri, ben visibile al viaggiatore che
arrivi in città da qualunque punto cardinale,
la torre è il vero simbolo di Modena. L’originale
Torre di San Geminiano, di pianta quadrata, innalzata
su cinque piani entro il 1179, fu poi rialzata nei
due secoli successivi (anche per motivi di rivalità
con le torri bolognesi) con l’introduzione della
caratteristica punta ottagonale, secondo un disegno
di Arrigo da Campione, uno dei tanti ‘Maestri
campionesi’ che tra Duecento e Quattrocento aggiornarono
lo stile della cattedrale al nuovo gusto gotico. La
punta è ornata da due ghirlande, vale a dire
due ringhiere di marmo, da cui il nome. All’interno,
la Sala della Secchia (con affreschi del Quattrocento),
custodisce una copia della celebre La secchia rapita:
testimonianza di quando la torre era sede dei forzieri
e dei ‘trofei’ del comune modenese. Alla
fine dell'Ottocento alla torre furono fatti diversi
lavori. Nel 1890 fu riparata la parte piramidale superiore
esterna e nel 1893 dopo aver impiantato una grande
armatura tutta intorno fu eseguito il rivestimento
in marmo di Verona. I lavori terminarono nel 1897
e dopo il collaudo dell'ingegnere Giacomo Gallina
del Regio Genio Civile la Ghirlandina tornò
allo stupore dei modenesi e non, più bella
che mai. Assolutamente unico il panorama che si gode
dalla lanterna, sulle tegole rosse dei tetti di Modena.
Nella piccola Piazza Torre che si affaccia su via
Emilia, è collocato il Monumento ad Alessandro
Tassoni, il più celebre dei poeti modenesi,
autore del poema eroicomico La secchia rapita, in
cui con suprema ironia si narrano le contese medievali
tra modenesi e bolognesi. L’arguzia del personaggio
è ben rappresentata nella posa della statua,
realizzata nel 1860 dallo scultore modenese Alessandro
Cavazza. Degni di nota anche i capitelli scolpiti
della Stanza dei Torresani, al quinto piano. Capitello
di Davide: due figure incoronate suonano degli strumenti
circondati di danzatrici. Il Capitello dei Giudici':
il significato delle scene raffigurate non è
chiaro: a sinistra un re con un libro in mano sembra
ascoltare le suppliche di due donne; sulla destra
un personaggio si dispera mentre alle sue spalle due
esseri alati si allontanano. Gli altri capitelli non
pongono problemi interpretativi in quanto sono puramente
decorativi.
CHIESA
DI SAN VINCENZO
Eretta nel 1617 su una chiesa precedente di cui si
hanno notizie già dal Duecento. Attribuita
erroneamente al grande architetto modenese Guarino
Guarini, il quale nacque però sette anni più
tardi. In realtà l'esecuzione della chiesa
fu affidata a Paolo Reggiano e in seguito a Bernardo
Castagnini, con cui il giovane Guarini forse collaborò.
La chiesa è impreziosita da una tela di Guercino
(nella prima cappella a sinistra) e dagli affreschi
di Sigismondo Caula (con architetture dipinte di Sebastiano
Sansone), raffiguranti le vite dei santi Vincenzo
e Gaetano di Thiene, fondatore dell'ordine dei Teatini
a cui la chiesa era stata affidata (la cupola, affrescata
dallo stesso Caula e Tommaso Costa, è stata
distrutta durante la guerra in un bombardamento).
San Vincenzo è la sede dei monumenti funebri
dei duchi estensi.
CHIESA
DI SANTA MARIA DELLA POMPOSA (Aedes Muratoriana)
È
una delle chiese più antiche della città
(se ne ha notizia dal 1153). Ma l'edificio conserva
ben poco della sua struttura originale: oltre alla
muratura della metà inferiore della chiesa,
nella facciata è possibile distinguere la traccia
di un'antica porta romanica poi chiusa, di cui rimangono
i semplicissimi capitelli in cotto e parte dell'arco
a tutto sesto, ed inoltre tracce della decorazione
a denti di sega del sottotetto sinistro e dell'oculo
centrale, mentre la torre massiccia al fianco dell'edificio
(che forse nel medioevo faceva parte di un castello)
è mozza a una certa altezza. Più che
per la sua rilevanza monumentale, l'importanza della
chiesa è dovuta al fatto di essere stata la
sede parrocchiale e la dimora di Ludovico Antonio
Muratori, il grande storico modenese, che ne fu "prevosto"
(parroco) dal 1716 al 1750. Per sua stessa volontà,
Muratori, al tempo già studioso e scrittore
di fama, si fece assegnare "la cura delle anime"
di quello che era uno dei quartieri più poveri
e malmessi della città. La chiesa stessa, in
pessime condizioni, fu ricostruita dalle fondamenta,
e Muratori vi fece aggiungere il coro. All'interno
si trova un ciclo di dipinti del Seicento e del Settecento
su San Sebastiano, opera di Bernardino Cervi e Francesco
Vellani. La chiesa, con annessa canonica (dove Muratori
visse attendendo alle sue opere più celebri),
costituisce oggi il complesso dell'Aedes Muratoriana
("Casa del Muratori"), sede della Deputazione
di Storia patria e del Museo Muratoriano. Testimonianza
di affetto dei modenesi per uno dei suoi cittadini
più illustri è il monumento a L. A.
Muratori, che sorge poco lontano, sull'omonimo Largo
che si affaccia sulla via Emilia. Scolpito da Adeodato
Malatesta, che non volle ricevere compenso, il monumento
ritrae lo storico in un atteggiamento pensieroso,
ma riesce anche a suggerirne la profonda umanità.
CHIESA
DI SANT'AGOSTINO
La chiesa del Voto, che sorge sulla via Emilia di
fronte a Corso Duomo e quindi a poca distanza da questo,
prende il nome da un voto del Comune modenese e del
duca Francesco I d'Este fatto nel 1630, quando la
città fu investita da una gravissima epidemia
di peste che, secondo un cronista, giunse a causare
fino a duecento morti al giorno. Il voto del Comune
fu appunto di costruire, se e quando fosse cessata
l'epidemia, una chiesa che, per interessamento del
duca (durante la peste rifugiatosi con la corte sulle
colline del Reggiano), fu dedicata alla Madonna della
Ghiara, protettrice di Reggio (che, a differenza di
Modena, fu soltanto sfiorata dall'epidemia). Non appena
questa finì, a mantenimento del voto, su disegno
dell'architetto modenese Cristoforo Galaverna, nel
1634 s'iniziò la costruzione della chiesa in
uno stile piuttosto ibrido e sormontata da una cupola.
Fu commissionata anche al pittore Lodovico Lana una
grande pala che si trova ancora all'interno assieme
ad altri dipinti e rappresenta nella parte inferiore
scene della peste e in quella superiore la Vergine
col Bambino con santi, angeli e su un piatto è
l'offerta della città riconoscibile dalle torri
del duomo e del palazzo comunale.
PALAZZO
DUCALE
Il Palazzo Ducale di Modena è stato sede della
Corte Estense tra Seicento ed Ottocento. Dall'Unità
d’Italia, il Palazzo ospita la prestigiosa Accademia
Militare di Modena. Tra i più illustri ex-frequentatori
dell'Accademia troviamo 10 Marescialli d’Italia,
1 Maresciallo dell’Aria, 31 ministri, 6 Presidenti
del Consiglio, 31 Senatori del Regno e 3 Senatori
della Repubblica e 1 Deputato: di questi i nomi più
illustri sono ricordati nella Galleria della memoria
del museo storico dell'Accademia militare, ubicato
nella sede stessa del Palazzo Ducale. La sua costruzione
fu iniziata da Francesco I d'Este nel 1634 e fu finita
da Francesco V. Il Palazzo sorse su un precedente
"Forte Estense" e la sua architettura fu
creata anche da interventi di Bernini e Borromini.
La maestosa facciata del Palazzo, alleggerita dal
gioco cromatico dei marmi, è stata recentemente
restaurata. Dalla porta centrale si accede all’elegante
"Cortile d’onore", sede delle cerimonie
militari, e al suggestivo "Scalone d’onore".
Nel Salone centrale è degno di nota il soffitto,
affrescato nel Settecento da Marco Antonio Franceschini
con l’incoronazione di Bradamante, capostipite
degli Este, già celebrata da Ariosto nell'Orlando
furioso. Suggestiva testimonianza dello sfarzo della
piccola corte modenese nel Settecento è il
"Salottino d’oro", il gabinetto di
lavoro del duca Francesco III, che nel 1756 lo fece
rivestire e decorare con pannelli rivestiti di oro
zecchino. Di fronte al Palazzo si alza una statua
dedicata all'eroe risorgimentale Ciro Menotti, mentre
alle spalle si trovano i principali "Giardini
pubblici" di Modena, anteriormente detti giardini
botanici estensi.
CENNI
STORICI
Anticamente fu un insediamento etrusco, poi gallico,
quindi, nel 183 a.C., colonia romana, col nome di
Mutina. Questo toponimoviene messo in relazione con
l'etrusco "mutna", o "mutana",
"tomba", a sua volta forse derivato da una
radice anteriore che dà nome ad un "rialzo
di terreno", una "collina". Successivamente
Modena venne abbandonata fra il V e il VII secolo,
causa le numerose inondazioni dei fiumi Secchia e
Panaro, gli abitanti si rifugiarono nel vicino borgo
più a ovest, Cittanova. Tornò a ripopolarsi
gradualmente intorno alla sede vescovile, che aveva
assunto la guida della città ed il vescovo
Leodoino la fece cingere di mura nell'891. Durante
la signoria deivescovi, venne eretta la nuova cattedrale.
Il potere vescovile ebbe termine con l'autonomia comunale
nel 1135 ma, nel 1249, con la battaglia di Fossalta,
Modena ghibellina venne sconfitta da Bologna guelfa
e, nel 1288, si consegnò agli Estensi di Ferrara.
Ma Modena diventa veramente la 'città estense'
solo dopo il 1598, quando il duca Cesare trasferisce
da Ferrara a Modena la capitale del suo ducato. Uno
Stato destinato a barcamenarsi con alterne fortune
nelle lotte tra le potenze italiane ed europee, e
che malgrado le ripetute occupazioni da parte degli
eserciti stranieri (i francesi nel 1702; gli austriaci
nel 1742) resisterà fino all'unificazione dell'Italia,
con una sola interruzione nel periodo napoleonico.
Cultura e folklore
Modena
può vantare un ateneo fondato nel 1175 che
attualmente ha assunto il nome di Università
degli studi di Modena e ReggioEmilia. Nonostante ciò,
la città è concentrata molto sul presente
ed è purtroppo poco sensibile alle tradizioni
del suo passato, chenegli ultimi decenni sono andate
progressivamente scomparendo. Lo stesso dialetto locale,
a cui già Dante Alighieri nel lontano Trecento
rimproverava gli accenti bruschi e "inurbani",
è stato ormai sostituito dall'italiano, anche
se ha lasciato tracce caratteristiche nella cadenza
un po' strascicata dei modenesi; solo qualche anziano,
oggi, lo parla ancora coi propri coetanei ed è
ben difficile sentire una persona giovane conversare
fluentemente in modenese. È un vero peccato,
perché così parole dense di significato
(basti pensare alla parola "fumàna"
per indicare la nebbia, sempre presente nella pianura
padana) giungeranno a un'immeritata estinzione.
Il carnevale
Questo aspetto del carattere modenese è ben
rappresentato dalla maschera della città: il
Sandrone ("Sandròun"): e nonè
certo un caso se tra tante manifestazioni della tradizione
il carnevale è quella che conserva a tutt'oggi
lamaggior visibilità. Sull'origine di Sandrone
vi sono varie teorie. Pare che a ogni carnevale il
duca invitasse ai festeggiamenti di corte un contadino
per il gusto di metterne in ridicolo la dabbenaggine
e la grossolanità. Le cose cambiarono però
quando a corte fu chiamato un tale Alessandro Pavironi,
di Bosco di Sotto, che alle imbarazzanti domande dei
convitati, escogitate proprio per metterlo in ridicolo,
rispose con un'arguzia e un buon senso rimasti memorabili.
Da allora la figura del "Sandrone" divenne
l'emblema della saggezza del mondo contadino, contrapposto
alle sofisticherie della città, dei ricchi
e dei nobili. La leggenda è simile a quella
di tante fiabe popolari. Di certo vi è soltanto
che il personaggio di Sandrone era già popolare
nella prima metà del secolo scorso, portato
sulle scene da una dinastia di attori e burattinai
che si esibirono con successo anche presso la corte
estense. Ancora oggi, secondo la tradizione (tenuta
in vita dalla "compagnia del Sandrone"),
ogni anno il giovedì grasso Sandrone arriva
a Modena. Lo accompagnano la moglie, la robusta Pulonia,
e il figlio Sgorghìguelo: insieme la "famiglia
Pavironica" sfila dalla stazione fino a Piazza
Grande, dove i modenesi si affollano per assistere
allo "sproloquio": il discorso dei tre (pronunciato
nientemeno che dal balcone del Palazzo Comunale e
rigorosamente in dialetto modenese!), ricco di commenti
arguti sulla vita cittadina e bonarie critiche all'amministrazione.
Altre
manifestazioni
Fiera di Sant'Antonio, il 17 gennaio.
Fiera di San Geminiano, il 31 gennaio, patrono della
citta', durante la quale in duomo viene scoperta la
salma e si da' ai fedeli la possibilita' di baciare
il braccio del santo, conservato in un urna di medesime
forme.
"Mak 100": saggio ginnico degli allievi
dell'Accademia Militare di Modena e gran ballo delle
debuttanti cento giorni prima della promozione a ufficiale
degli allievi del secondo anno. Nel mese di maggio.
Settimana Estense: una manifestazione promossa da
pochi anni che recupera alcuni giochi tradizionali
della tradizione medievale e rinascimentale. Nel mese
di Giugno.
Festival Internazionale delle Bande Militari: parate
e concerti delle band militari di tutto il mondo.
Nel mese di Luglio.
Festival filosofia: lezioni magistrali ed eventi culturali
(e gastronomici) legati alla Filosofia. Nel mese di
Settembre.
Festa De L'Unità: grande contenitore di cultura,
musica, politica, sport e cucina tipica, rappresenta
per i modenesi un vero eproprio appuntamento fisso.
Festa (Provinciale o Nazionale) del quotidiano L'Unità.
Nel mese di Settembre.
ENOGASTRONOMIA
Modena
è al centro di una fortunatissima porzione
della Pianura padana in cui si estendono le
aree di produzione tipica del formaggio Parmigiano-Reggiano
e del prosciutto di Parma. Queste due glorie
della gastronomia nazionale illustrano alla
perfezione i caratteri della cucina modenese,
basata sul formaggio e soprattutto sul maiale,
l'animale d'allevamento più diffuso nella
zona.
Un
piatto tipico delle feste invernali è lo zampone, ottenuto con carne
macinata di maiale insaccata nella cotica della zampa anteriore. Ma dal
maiale si ottiene anche lo strutto indispensabile per il tipico gnocco
fritto: una focaccia quadrata che si accompagna molto bene aisalumi.
Originaria dell'Appennino (ma gustata volentieri in tutta la provincia)
è invece la crescentina, detta anche tigella, cotta sulla pietra nella
caratteristica forma rotonda. Anche in questo caso formaggio, salumi e
lardo misto a rosmarino e aglio sono l'ideale complemento.Tipico delle
zone montane in particolare di Guiglia, Zocca, Marano sul Panaro,
Serramazzoni è anche il borlengo sottilissima sfogliaottenuta cuocendo
in apposite piastre "rola" un impasto di uovo latte acqua e sale,
condito, una volta cotto, con la "cunza" ovvero strutto aglio e
rosmarino. Ma la provincia di Modena è giustamente famosa per altri due
prodotti tipici della tradizione: l'aceto balsamico e il vino
lambrusco. I "balsamici" modenesi sono due: l' Aceto Balsamico
Tradizionale di Modena DOP e l' Aceto Balsamico di Modena IGP. Il primo
è ottenuto mediante la lentissima fermentazione del solo mosto d'uva,
che viene preventivamente cotto e poi lasciato a invecchiare in serie
di piccole botti di legni diversi per almeno 12 anni (o almeno 25 anni
nel caso del prodotto chiamato 'extra vecchio'). L'Aceto Balsamico di
Modena IGP è invece ottenuto da mosto cotto o concentrato, con
l'aggiunta di una parte di aceto di vino, e con una maturazione in
botte assai più breve: sempre oltre i 60 giorni, fino a oltre 3 anni
per il prodotto dichiarato 'invecchiato' in etichetta.
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Il Lambrusco
Quanto al lambrusco, è forse il più
celebre dei vini rossi frizzanti le cui peculiarità
sono probabilmente il risultato del connubio
fra le terre, il clima, le genti emiliane, e
modenesi in particolare, e la loro storia. Conosciuto
e apprezzato dai Latini, dunque, ma si sa per
certo che la Labrusca vitis era nota anche agli
Etruschi e ai Galli Ligures. Tuttavia bisogna
attendere il '700 perché il Lambrusco
acquisti quellepeculiarità fondamentali
per le quali è noto in tutto il mondo,
ovvero il tocco frizzante e la spuma, che trassero
origine dall'imbottigliamento: rimanendo imbottigliato
ermeticamente,infatti, il Lambrusco riuscì
a dare il meglio di sé grazie alla rifermentazione
naturale degli zuccheri in bottiglia. Ecco la
nascita di un vino pregiato, che per tutto l'800
e i primi del '900, mentre la maggior parte
dei vini italiani veniva venduta sfusa, era
invece venduto e servito in bottiglia, ad un
prezzo di gran lunga superiore alla media.
Quello che si beve oggi è un vino di
elevata acidità, dal carattere fresco
e fruttato, di basso tenore alcolico, peculiarità
che vengono esaltate e armonizzate dalla sua
caratteristica principale, ovvero l'essere un
vino naturalmente frizzante.
Se un tempo tale caratteristica era ottenuta
tramite la rifermentazione naturale in bottiglia,
con una tecnica del tutto simile a quella della
prima fase del "metodo Champenois"
- ed ancora oggi una piccola percentuale di
Lambrusco D.O.C. viene prodotta con questa metodologia
- oggi essa viene raggiunta mediante la doppia
fermentazione in autoclave, ossia con il "metodo
Charmat". A differenza degli spumanti,
però, il Lambrusco non prevede l'aggiunta
di alcun tipo di zuccheri estranei all'uva.
In tal modo si ottiene un prodotto assolutamente
naturale, di elevata qualità, limpido,
pulito, che esalta le caratteristiche naturali
dei vitigni di base, sempre giovane in quanto
l'imbottigliamento può essere dilazionato
lungo tutto l'arco dell'anno, e anche di prezzocontenuto,
rispetto al valore effettivo del prodotto.
Tutte queste caratteristiche concorrono nel
far sì che il Lambrusco sia un vino "per
tutti", apprezzato non solo dagli abituali
consumatori di vino, ma anche dai giovani, dalle
donne e da tutti coloro che desiderano avvicinarsi
ad una bevanda fresca e non eccessivamente impegnativa,
ma che al contempo ricercano l'assoluta qualità
e la salubrità del vino rosso. Tranne
qualche eccezione, è di dodici mesi il
ciclo di vita standard che consente a questo
vino di preservare le sue caratteristiche difreschezza
e le note olfattive floreali e fruttate. Dai
vigneti della pianura si producono uve dall'energia
dirompente ricche di sali minerali che si esaltano
nel profumo netto e pulito del Lambrusco di
Sorbara e nel sapore asciutto del Lambrusco
Salamino di Santa Croce. I vigneti della zona
collinare e subcollinare a sud della via Emilia
sono posati, riflessivi, producono uve che esprimono
il profumo vinoso e la spuma consistente del
Lambrusco Grasparossa di Castelvetro. Quella
del Lambrusco è una grande famiglia di
vini con determinati attributi comuni, ma nella
zona di Modena, l'area per eccellenza vocata
alla produzione di questo vino, le diversità
delle caratteristiche naturali dei vitigni impiegati,
le peculiarità delle zone d'origine,
differenti nella composizione del suolo e del
microclima, e infine il lavoro dell'uomo, hanno
portato all'individuazione di tre tipologie
distinte, tutte caratterizzate dalla tipica
spuma vivace ed evanescente e da una moderata
gradazione alcolica. Nel 1970 i produttori modenesi
hanno ottenuto il riconoscimento D.O.C. per
le denominazioni "Lambrusco di Sorbara",
"Lambrusco Salamino di Santa Croce",
"Lambrusco Grasparossa di Castelvetro".
Da oltre trent'anni il Consorzio Marchio Storico
dei Lambruschi Modenesi www.lambrusco.net è
il punto di riferimento per la garanzia, la
valorizzazione e la promozione dell'aspetto
qualitativo dei Lambruschi DOC per far conoscere
a tutti il valore di un vino "storico"
la cui freschezza e briosità, il cui
moderato grado alcolico sono accompagnati anche
dalla garanzia di una qualità assoluta.
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Popolazione Residente 184.525 (M 88.017, F 96.508)
Densità per Kmq: 1.009,8
Superficie: 182,74 Kmq
CAP 41121-41126
ex CAP (non valido) 41100
Prefisso Telefonico 059
Codice Istat 036023
Codice Catastale F257
Denominazione Abitanti modenesi
Santo Patrono San Geminiano di Modena
Festa Patronale 31 gennaio
Etimologia (origine del nome)
Deriva dall'antico termine Mutina che a sua volta deriva dalla base
mut(t) o mot(t) (collina, rialzo di terra).
Il Comune di Modena fa parte di:
Regione Agraria n. 6 - Pianura di Modena
Circuito Città d'Arte della Pianura Padana
Associazione Italiana Città Ciclabili
Associazione delle Città d'Arte e Cultura (CIDAC)
Associazione Rete Italiana Città Sane - OMS
Località e Frazioni di Modena
Albareto, Baggiovara, Ca' Fusara, Cittanova, Cognento, Collegara,
Ganaceto, Lesignana, Marzaglia, Navicello, Portile, San Donnino, Tre
Olmi, Villanova
Comuni Confinanti
Bastiglia, Bomporto, Campogalliano, Carpi, Casalgrande (RE),
Castelfranco Emilia, Castelnuovo Rangone, Formigine, Nonantola, Rubiera
(RE), San Cesario sul Panaro, Soliera, Spilamberto
Riepilogo Musei nel Comune di Modena
Museo Civico Archeologico Etnologico
Raccolta d'Arte della Provincia
Museo Muratoriano
Museo Lapidario e del Tesoro del Duomo
Museo di Mineralogia, di Petrografia e Geologia
Museo del Presepe
Museo Civico d'Arte
Mostra Permanente della Biblioteca Estense
Galleria Estense
Museo del Combattente
Aree verdi
Orto Botanico Università di Modena e Reggio Emilia
Teatri
Teatro delle Passioni
Teatro Pavarotti
Teatro Storchi
Stadi di Calcio
Stadio Alberto Braglia |
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