CONSORZIO ACETO BALSAMICO DI MODENA
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Modena
Emilia-Romagna

Modena è una città emiliana capoluogo dell'omonima provincia. È stata capitale per diversi secoli del ducato degli Este ed è un'antica sede universitaria ed arcivescovile. Dal 1947 la città è anche sede dell'Accademia Militare dell'Esercito e dell'Arma dei Carabinieri. Il Duomo, la Torre Civica (Ghirlandina) e la Piazza Grande della città sono state dichiarate patrimonio dell'umanità dall'UNESCO. La città si trova circa al centro della provincia di cui è capoluogo, nella Val Padana. Due fiumi la circondano senza peraltro attraversarla: il Secchia ed il Panaro, la cui importanza per la città è testimoniata anche dallapresenza della Fontana dei due fiumi, dello scultore modenese Giuseppe Graziosi, situata in Largo Garibaldi. Nasce all'interno della città il canale Naviglio, che sfocia nel fiume Panaro all'altezza di Bomporto.Le prime propaggini dell'appennino modenese si trovano circa 10 km a sud della città, già al di fuori del territorio comunale. Il clima è tipicamente padano con influssi subcontinentali, con inverni freddi e nebbiosi (temperature medie minime sotto lo zero), e moderatamente nevosi con 25 cm annui, ed estati afose con punte massime ben al di sopra di 35°. La città (e soprattutto la sua area metropolitana) è economicamente una delle maggiori realtà europee. Infatti, nella provincia hanno sede importanti industrie alimentari (tra cui Grandi Salumifici Italiani, Cremonini e Fini, centri di produzione del Parmigiano Reggiano e della lavorazione del maiale - a cui Castelnuovo Rangone, il cuore di questo settore, ha dedicato addirittura un monumento-), metalmeccaniche (Modena può essere considerata la capitale mondiale dell'automobilismo sportivo con le sedi della Ferrari a Maranello, della Maserati in città, De Tomaso in periferia e Pagani a San Cesario), delle ceramiche (Sassuolo), tessili (Carpi) e biomedicale (Mirandola). Inoltre Modena costituisce un fondamentale nodo autostradale e stradale a livello nazionale: è proprio qui che nasce infatti l'Autostrada A22 del Brennero, unico collegamento stradale diretto tra Italia e centro Europa, e sempre a Modena essa si unisce con l'Autostrada A1 del Sole).

IL DUOMO
Il duomo di Modena è la prima chiesa della città e dell'Arcidiocesi di Modena-Nonantola. Capolavoro dello stile romanico, la cattedrale è stata edificata dall'architetto Lanfranco nel sito del sepolcro di san Geminiano, patrono di Modena, dove in precedenza, a partire dal V secolo, erano state già erette due chiese. Nella cripta del duomo si trovano le reliquie del santo, conservate in una semplice urna del IV secolo ricoperta da una lastra di pietra e sorretta da colonne di spoglio. Il sarcofago, custodito entro una teca di cristallo, viene aperto ogni anno in occasione della festa del santo stesso (31 gennaio) e le spoglie del santo, rivestite degli abiti vescovili con accanto il pastorale, vengono esposte alla devozione dei fedeli. A fianco del duomo sorge la torre campanaria detta la Ghirlandina. Il duomo di Modena, la Ghirlandina e la piazza Grande sono stati dichiarati patrimonio dell'umanità dall'UNESCO nel 1997.

GHIRLANDINA
Col nome di Ghirlandina è tradizionalmente conosciuta la torre campanaria del Duomo di Modena. Alta 86,12 metri, ben visibile al viaggiatore che arrivi in città da qualunque punto cardinale, la torre è il vero simbolo di Modena. L’originale Torre di San Geminiano, di pianta quadrata, innalzata su cinque piani entro il 1179, fu poi rialzata nei due secoli successivi (anche per motivi di rivalità con le torri bolognesi) con l’introduzione della caratteristica punta ottagonale, secondo un disegno di Arrigo da Campione, uno dei tanti ‘Maestri campionesi’ che tra Duecento e Quattrocento aggiornarono lo stile della cattedrale al nuovo gusto gotico. La punta è ornata da due ghirlande, vale a dire due ringhiere di marmo, da cui il nome. All’interno, la Sala della Secchia (con affreschi del Quattrocento), custodisce una copia della celebre La secchia rapita: testimonianza di quando la torre era sede dei forzieri e dei ‘trofei’ del comune modenese. Alla fine dell'Ottocento alla torre furono fatti diversi lavori. Nel 1890 fu riparata la parte piramidale superiore esterna e nel 1893 dopo aver impiantato una grande armatura tutta intorno fu eseguito il rivestimento in marmo di Verona. I lavori terminarono nel 1897 e dopo il collaudo dell'ingegnere Giacomo Gallina del Regio Genio Civile la Ghirlandina tornò allo stupore dei modenesi e non, più bella che mai. Assolutamente unico il panorama che si gode dalla lanterna, sulle tegole rosse dei tetti di Modena. Nella piccola Piazza Torre che si affaccia su via Emilia, è collocato il Monumento ad Alessandro Tassoni, il più celebre dei poeti modenesi, autore del poema eroicomico La secchia rapita, in cui con suprema ironia si narrano le contese medievali tra modenesi e bolognesi. L’arguzia del personaggio è ben rappresentata nella posa della statua, realizzata nel 1860 dallo scultore modenese Alessandro Cavazza. Degni di nota anche i capitelli scolpiti della Stanza dei Torresani, al quinto piano. Capitello di Davide: due figure incoronate suonano degli strumenti circondati di danzatrici. Il Capitello dei Giudici': il significato delle scene raffigurate non è chiaro: a sinistra un re con un libro in mano sembra ascoltare le suppliche di due donne; sulla destra un personaggio si dispera mentre alle sue spalle due esseri alati si allontanano. Gli altri capitelli non pongono problemi interpretativi in quanto sono puramente decorativi.

CHIESA DI SAN VINCENZO
Eretta nel 1617 su una chiesa precedente di cui si hanno notizie già dal Duecento. Attribuita erroneamente al grande architetto modenese Guarino Guarini, il quale nacque però sette anni più tardi. In realtà l'esecuzione della chiesa fu affidata a Paolo Reggiano e in seguito a Bernardo Castagnini, con cui il giovane Guarini forse collaborò. La chiesa è impreziosita da una tela di Guercino (nella prima cappella a sinistra) e dagli affreschi di Sigismondo Caula (con architetture dipinte di Sebastiano Sansone), raffiguranti le vite dei santi Vincenzo e Gaetano di Thiene, fondatore dell'ordine dei Teatini a cui la chiesa era stata affidata (la cupola, affrescata dallo stesso Caula e Tommaso Costa, è stata distrutta durante la guerra in un bombardamento). San Vincenzo è la sede dei monumenti funebri dei duchi estensi.

CHIESA DI SANTA MARIA DELLA POMPOSA (Aedes Muratoriana)
È una delle chiese più antiche della città (se ne ha notizia dal 1153). Ma l'edificio conserva ben poco della sua struttura originale: oltre alla muratura della metà inferiore della chiesa, nella facciata è possibile distinguere la traccia di un'antica porta romanica poi chiusa, di cui rimangono i semplicissimi capitelli in cotto e parte dell'arco a tutto sesto, ed inoltre tracce della decorazione a denti di sega del sottotetto sinistro e dell'oculo centrale, mentre la torre massiccia al fianco dell'edificio (che forse nel medioevo faceva parte di un castello) è mozza a una certa altezza. Più che per la sua rilevanza monumentale, l'importanza della chiesa è dovuta al fatto di essere stata la sede parrocchiale e la dimora di Ludovico Antonio Muratori, il grande storico modenese, che ne fu "prevosto" (parroco) dal 1716 al 1750. Per sua stessa volontà, Muratori, al tempo già studioso e scrittore di fama, si fece assegnare "la cura delle anime" di quello che era uno dei quartieri più poveri e malmessi della città. La chiesa stessa, in pessime condizioni, fu ricostruita dalle fondamenta, e Muratori vi fece aggiungere il coro. All'interno si trova un ciclo di dipinti del Seicento e del Settecento su San Sebastiano, opera di Bernardino Cervi e Francesco Vellani. La chiesa, con annessa canonica (dove Muratori visse attendendo alle sue opere più celebri), costituisce oggi il complesso dell'Aedes Muratoriana ("Casa del Muratori"), sede della Deputazione di Storia patria e del Museo Muratoriano. Testimonianza di affetto dei modenesi per uno dei suoi cittadini più illustri è il monumento a L. A. Muratori, che sorge poco lontano, sull'omonimo Largo che si affaccia sulla via Emilia. Scolpito da Adeodato Malatesta, che non volle ricevere compenso, il monumento ritrae lo storico in un atteggiamento pensieroso, ma riesce anche a suggerirne la profonda umanità.

CHIESA DI SANT'AGOSTINO
La chiesa del Voto, che sorge sulla via Emilia di fronte a Corso Duomo e quindi a poca distanza da questo, prende il nome da un voto del Comune modenese e del duca Francesco I d'Este fatto nel 1630, quando la città fu investita da una gravissima epidemia di peste che, secondo un cronista, giunse a causare fino a duecento morti al giorno. Il voto del Comune fu appunto di costruire, se e quando fosse cessata l'epidemia, una chiesa che, per interessamento del duca (durante la peste rifugiatosi con la corte sulle colline del Reggiano), fu dedicata alla Madonna della Ghiara, protettrice di Reggio (che, a differenza di Modena, fu soltanto sfiorata dall'epidemia). Non appena questa finì, a mantenimento del voto, su disegno dell'architetto modenese Cristoforo Galaverna, nel 1634 s'iniziò la costruzione della chiesa in uno stile piuttosto ibrido e sormontata da una cupola. Fu commissionata anche al pittore Lodovico Lana una grande pala che si trova ancora all'interno assieme ad altri dipinti e rappresenta nella parte inferiore scene della peste e in quella superiore la Vergine col Bambino con santi, angeli e su un piatto è l'offerta della città riconoscibile dalle torri del duomo e del palazzo comunale.

PALAZZO DUCALE
Il Palazzo Ducale di Modena è stato sede della Corte Estense tra Seicento ed Ottocento. Dall'Unità d’Italia, il Palazzo ospita la prestigiosa Accademia Militare di Modena. Tra i più illustri ex-frequentatori dell'Accademia troviamo 10 Marescialli d’Italia, 1 Maresciallo dell’Aria, 31 ministri, 6 Presidenti del Consiglio, 31 Senatori del Regno e 3 Senatori della Repubblica e 1 Deputato: di questi i nomi più illustri sono ricordati nella Galleria della memoria del museo storico dell'Accademia militare, ubicato nella sede stessa del Palazzo Ducale. La sua costruzione fu iniziata da Francesco I d'Este nel 1634 e fu finita da Francesco V. Il Palazzo sorse su un precedente "Forte Estense" e la sua architettura fu creata anche da interventi di Bernini e Borromini. La maestosa facciata del Palazzo, alleggerita dal gioco cromatico dei marmi, è stata recentemente restaurata. Dalla porta centrale si accede all’elegante "Cortile d’onore", sede delle cerimonie militari, e al suggestivo "Scalone d’onore". Nel Salone centrale è degno di nota il soffitto, affrescato nel Settecento da Marco Antonio Franceschini con l’incoronazione di Bradamante, capostipite degli Este, già celebrata da Ariosto nell'Orlando furioso. Suggestiva testimonianza dello sfarzo della piccola corte modenese nel Settecento è il "Salottino d’oro", il gabinetto di lavoro del duca Francesco III, che nel 1756 lo fece rivestire e decorare con pannelli rivestiti di oro zecchino. Di fronte al Palazzo si alza una statua dedicata all'eroe risorgimentale Ciro Menotti, mentre alle spalle si trovano i principali "Giardini pubblici" di Modena, anteriormente detti giardini botanici estensi.

CENNI STORICI
Anticamente fu un insediamento etrusco, poi gallico, quindi, nel 183 a.C., colonia romana, col nome di Mutina. Questo toponimoviene messo in relazione con l'etrusco "mutna", o "mutana", "tomba", a sua volta forse derivato da una radice anteriore che dà nome ad un "rialzo di terreno", una "collina". Successivamente Modena venne abbandonata fra il V e il VII secolo, causa le numerose inondazioni dei fiumi Secchia e Panaro, gli abitanti si rifugiarono nel vicino borgo più a ovest, Cittanova. Tornò a ripopolarsi gradualmente intorno alla sede vescovile, che aveva assunto la guida della città ed il vescovo Leodoino la fece cingere di mura nell'891. Durante la signoria deivescovi, venne eretta la nuova cattedrale. Il potere vescovile ebbe termine con l'autonomia comunale nel 1135 ma, nel 1249, con la battaglia di Fossalta, Modena ghibellina venne sconfitta da Bologna guelfa e, nel 1288, si consegnò agli Estensi di Ferrara. Ma Modena diventa veramente la 'città estense' solo dopo il 1598, quando il duca Cesare trasferisce da Ferrara a Modena la capitale del suo ducato. Uno Stato destinato a barcamenarsi con alterne fortune nelle lotte tra le potenze italiane ed europee, e che malgrado le ripetute occupazioni da parte degli eserciti stranieri (i francesi nel 1702; gli austriaci nel 1742) resisterà fino all'unificazione dell'Italia, con una sola interruzione nel periodo napoleonico.

Cultura e folklore

Modena può vantare un ateneo fondato nel 1175 che attualmente ha assunto il nome di Università degli studi di Modena e ReggioEmilia. Nonostante ciò, la città è concentrata molto sul presente ed è purtroppo poco sensibile alle tradizioni del suo passato, chenegli ultimi decenni sono andate progressivamente scomparendo. Lo stesso dialetto locale, a cui già Dante Alighieri nel lontano Trecento rimproverava gli accenti bruschi e "inurbani", è stato ormai sostituito dall'italiano, anche se ha lasciato tracce caratteristiche nella cadenza un po' strascicata dei modenesi; solo qualche anziano, oggi, lo parla ancora coi propri coetanei ed è ben difficile sentire una persona giovane conversare fluentemente in modenese. È un vero peccato, perché così parole dense di significato (basti pensare alla parola "fumàna" per indicare la nebbia, sempre presente nella pianura padana) giungeranno a un'immeritata estinzione.

Il carnevale
Questo aspetto del carattere modenese è ben rappresentato dalla maschera della città: il Sandrone ("Sandròun"): e nonè certo un caso se tra tante manifestazioni della tradizione il carnevale è quella che conserva a tutt'oggi lamaggior visibilità. Sull'origine di Sandrone vi sono varie teorie. Pare che a ogni carnevale il duca invitasse ai festeggiamenti di corte un contadino per il gusto di metterne in ridicolo la dabbenaggine e la grossolanità. Le cose cambiarono però quando a corte fu chiamato un tale Alessandro Pavironi, di Bosco di Sotto, che alle imbarazzanti domande dei convitati, escogitate proprio per metterlo in ridicolo, rispose con un'arguzia e un buon senso rimasti memorabili. Da allora la figura del "Sandrone" divenne l'emblema della saggezza del mondo contadino, contrapposto alle sofisticherie della città, dei ricchi e dei nobili. La leggenda è simile a quella di tante fiabe popolari. Di certo vi è soltanto che il personaggio di Sandrone era già popolare nella prima metà del secolo scorso, portato sulle scene da una dinastia di attori e burattinai che si esibirono con successo anche presso la corte estense. Ancora oggi, secondo la tradizione (tenuta in vita dalla "compagnia del Sandrone"), ogni anno il giovedì grasso Sandrone arriva a Modena. Lo accompagnano la moglie, la robusta Pulonia, e il figlio Sgorghìguelo: insieme la "famiglia Pavironica" sfila dalla stazione fino a Piazza Grande, dove i modenesi si affollano per assistere allo "sproloquio": il discorso dei tre (pronunciato nientemeno che dal balcone del Palazzo Comunale e rigorosamente in dialetto modenese!), ricco di commenti arguti sulla vita cittadina e bonarie critiche all'amministrazione.

Altre manifestazioni

Fiera di Sant'Antonio, il 17 gennaio.

Fiera di San Geminiano, il 31 gennaio, patrono della citta', durante la quale in duomo viene scoperta la salma e si da' ai fedeli la possibilita' di baciare il braccio del santo, conservato in un urna di medesime forme.

"Mak 100": saggio ginnico degli allievi dell'Accademia Militare di Modena e gran ballo delle debuttanti cento giorni prima della promozione a ufficiale degli allievi del secondo anno. Nel mese di maggio.

Settimana Estense: una manifestazione promossa da pochi anni che recupera alcuni giochi tradizionali della tradizione medievale e rinascimentale. Nel mese di Giugno.

Festival Internazionale delle Bande Militari: parate e concerti delle band militari di tutto il mondo. Nel mese di Luglio.

Festival filosofia: lezioni magistrali ed eventi culturali (e gastronomici) legati alla Filosofia. Nel mese di Settembre.

Festa De L'Unità: grande contenitore di cultura, musica, politica, sport e cucina tipica, rappresenta per i modenesi un vero eproprio appuntamento fisso. Festa (Provinciale o Nazionale) del quotidiano L'Unità. Nel mese di Settembre.

ENOGASTRONOMIA

Modena è al centro di una fortunatissima porzione della Pianura padana in cui si estendono le aree di produzione tipica del formaggio Parmigiano-Reggiano e del prosciutto di Parma. Queste due glorie della gastronomia nazionale illustrano alla perfezione i caratteri della cucina modenese, basata sul formaggio e soprattutto sul maiale, l'animale d'allevamento più diffuso nella zona.

Un piatto tipico delle feste invernali è lo zampone, ottenuto con carne macinata di maiale insaccata nella cotica della zampa anteriore. Ma dal maiale si ottiene anche lo strutto indispensabile per il tipico gnocco fritto: una focaccia quadrata che si accompagna molto bene aisalumi. Originaria dell'Appennino (ma gustata volentieri in tutta la provincia) è invece la crescentina, detta anche tigella, cotta sulla pietra nella caratteristica forma rotonda. Anche in questo caso formaggio, salumi e lardo misto a rosmarino e aglio sono l'ideale complemento.Tipico delle zone montane in particolare di Guiglia, Zocca, Marano sul Panaro, Serramazzoni è anche il borlengo sottilissima sfogliaottenuta cuocendo in apposite piastre "rola" un impasto di uovo latte acqua e sale, condito, una volta cotto, con la "cunza" ovvero strutto aglio e rosmarino. Ma la provincia di Modena è giustamente famosa per altri due prodotti tipici della tradizione: l'aceto balsamico e il vino lambrusco. I "balsamici" modenesi sono due: l' Aceto Balsamico Tradizionale di Modena DOP e l' Aceto Balsamico di Modena IGP. Il primo è ottenuto mediante la lentissima fermentazione del solo mosto d'uva, che viene preventivamente cotto e poi lasciato a invecchiare in serie di piccole botti di legni diversi per almeno 12 anni (o almeno 25 anni nel caso del prodotto chiamato 'extra vecchio'). L'Aceto Balsamico di Modena IGP è invece ottenuto da mosto cotto o concentrato, con l'aggiunta di una parte di aceto di vino, e con una maturazione in botte assai più breve: sempre oltre i 60 giorni, fino a oltre 3 anni per il prodotto dichiarato 'invecchiato' in etichetta.

- Il Lambrusco
Quanto al lambrusco, è forse il più celebre dei vini rossi frizzanti le cui peculiarità sono probabilmente il risultato del connubio fra le terre, il clima, le genti emiliane, e modenesi in particolare, e la loro storia. Conosciuto e apprezzato dai Latini, dunque, ma si sa per certo che la Labrusca vitis era nota anche agli Etruschi e ai Galli Ligures. Tuttavia bisogna attendere il '700 perché il Lambrusco acquisti quellepeculiarità fondamentali per le quali è noto in tutto il mondo, ovvero il tocco frizzante e la spuma, che trassero origine dall'imbottigliamento: rimanendo imbottigliato ermeticamente,infatti, il Lambrusco riuscì a dare il meglio di sé grazie alla rifermentazione naturale degli zuccheri in bottiglia. Ecco la nascita di un vino pregiato, che per tutto l'800 e i primi del '900, mentre la maggior parte dei vini italiani veniva venduta sfusa, era invece venduto e servito in bottiglia, ad un prezzo di gran lunga superiore alla media.
Quello che si beve oggi è un vino di elevata acidità, dal carattere fresco e fruttato, di basso tenore alcolico, peculiarità che vengono esaltate e armonizzate dalla sua caratteristica principale, ovvero l'essere un vino naturalmente frizzante.
Se un tempo tale caratteristica era ottenuta tramite la rifermentazione naturale in bottiglia, con una tecnica del tutto simile a quella della prima fase del "metodo Champenois" - ed ancora oggi una piccola percentuale di Lambrusco D.O.C. viene prodotta con questa metodologia - oggi essa viene raggiunta mediante la doppia fermentazione in autoclave, ossia con il "metodo Charmat". A differenza degli spumanti, però, il Lambrusco non prevede l'aggiunta di alcun tipo di zuccheri estranei all'uva. In tal modo si ottiene un prodotto assolutamente naturale, di elevata qualità, limpido, pulito, che esalta le caratteristiche naturali dei vitigni di base, sempre giovane in quanto l'imbottigliamento può essere dilazionato lungo tutto l'arco dell'anno, e anche di prezzocontenuto, rispetto al valore effettivo del prodotto.
Tutte queste caratteristiche concorrono nel far sì che il Lambrusco sia un vino "per tutti", apprezzato non solo dagli abituali consumatori di vino, ma anche dai giovani, dalle donne e da tutti coloro che desiderano avvicinarsi ad una bevanda fresca e non eccessivamente impegnativa, ma che al contempo ricercano l'assoluta qualità e la salubrità del vino rosso. Tranne qualche eccezione, è di dodici mesi il ciclo di vita standard che consente a questo vino di preservare le sue caratteristiche difreschezza e le note olfattive floreali e fruttate. Dai vigneti della pianura si producono uve dall'energia dirompente ricche di sali minerali che si esaltano nel profumo netto e pulito del Lambrusco di Sorbara e nel sapore asciutto del Lambrusco Salamino di Santa Croce. I vigneti della zona collinare e subcollinare a sud della via Emilia sono posati, riflessivi, producono uve che esprimono il profumo vinoso e la spuma consistente del Lambrusco Grasparossa di Castelvetro. Quella del Lambrusco è una grande famiglia di vini con determinati attributi comuni, ma nella zona di Modena, l'area per eccellenza vocata alla produzione di questo vino, le diversità delle caratteristiche naturali dei vitigni impiegati, le peculiarità delle zone d'origine, differenti nella composizione del suolo e del microclima, e infine il lavoro dell'uomo, hanno portato all'individuazione di tre tipologie distinte, tutte caratterizzate dalla tipica spuma vivace ed evanescente e da una moderata gradazione alcolica. Nel 1970 i produttori modenesi hanno ottenuto il riconoscimento D.O.C. per le denominazioni "Lambrusco di Sorbara", "Lambrusco Salamino di Santa Croce", "Lambrusco Grasparossa di Castelvetro". Da oltre trent'anni il Consorzio Marchio Storico dei Lambruschi Modenesi www.lambrusco.net è il punto di riferimento per la garanzia, la valorizzazione e la promozione dell'aspetto qualitativo dei Lambruschi DOC per far conoscere a tutti il valore di un vino "storico" la cui freschezza e briosità, il cui moderato grado alcolico sono accompagnati anche dalla garanzia di una qualità assoluta.



DATI RIEPILOGATIVI

Popolazione Residente 184.525 (M 88.017, F 96.508)
Densità per Kmq: 1.009,8
Superficie: 182,74 Kmq

CAP 41121-41126
ex CAP (non valido) 41100
Prefisso Telefonico 059
Codice Istat 036023
Codice Catastale F257

Denominazione Abitanti modenesi
Santo Patrono San Geminiano di Modena
Festa Patronale 31 gennaio

Etimologia (origine del nome)
Deriva dall'antico termine Mutina che a sua volta deriva dalla base mut(t) o mot(t) (collina, rialzo di terra).

Il Comune di Modena fa parte di:
Regione Agraria n. 6 - Pianura di Modena
Circuito Città d'Arte della Pianura Padana
Associazione Italiana Città Ciclabili
Associazione delle Città d'Arte e Cultura (CIDAC)
Associazione Rete Italiana Città Sane - OMS

Località e Frazioni di Modena
Albareto, Baggiovara, Ca' Fusara, Cittanova, Cognento, Collegara, Ganaceto, Lesignana, Marzaglia, Navicello, Portile, San Donnino, Tre Olmi, Villanova

Comuni Confinanti
Bastiglia, Bomporto, Campogalliano, Carpi, Casalgrande (RE), Castelfranco Emilia, Castelnuovo Rangone, Formigine, Nonantola, Rubiera (RE), San Cesario sul Panaro, Soliera, Spilamberto

Riepilogo Musei nel Comune di Modena
Museo Civico Archeologico Etnologico
Raccolta d'Arte della Provincia
Museo Muratoriano
Museo Lapidario e del Tesoro del Duomo
Museo di Mineralogia, di Petrografia e Geologia
Museo del Presepe
Museo Civico d'Arte
Mostra Permanente della Biblioteca Estense
Galleria Estense
Museo del Combattente

Aree verdi
Orto Botanico Università di Modena e Reggio Emilia

Teatri
Teatro delle Passioni
Teatro Pavarotti
Teatro Storchi

Stadi di Calcio
Stadio Alberto Braglia

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CONSORZIO MARCHIO STORICO DEI LAMBRUSCHI MODENESI - MODENA (MO)
TRATTORIA OMER - MODENA
ASTRIM
L'acetaia di Modena - Castelnuovo Rangone (MO)
CONSORZIO ACETO BALSAMICO DI MODENA
SOLIDEA - CALZATURIFICIO PINELLI - CASTEL GOFFREDO (MN)