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San
Severino Marche |
Marche
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San
Severino Marche è un comune della provincia di Macerata nelle Marche.
San Severino Marche sorge 50 km a ovest del mare Adriatico
e dista circa 50 km dall'Appennino umbro-marchigiano
ed è attraversato dal fiume Potenza e alcuni
suoi affluenti.
ETIMOLOGIA
La prima parte onora il santo patrono del luogo. La
specifica fu aggiunta nel 1863 e si riferisce alla
posizione geografica del paese.
DA
VEDERE
Il patrimonio artistico di San Severino Marche è
immenso e fortemente legato al periodo di massima
autonomia del comune e ai primi decenni del governo
ecclesiastico: a quest'epoca risalgono sia le numerose
chiese gotiche visibili in città e nel territorio,
sia le opere lasciate dalla locale scuola pittorica
che ebbe i suoi massimi esponenti nei fratelli Salimbeni
e in Lorenzo d'Alessandro, rispettivamente all'inizio
e alla fine del XV secolo.
Il monumento più vistoso della città
è la grande piazza porticata, dall'insolita
forma a fuso, lunga 224 metri e larga 55. In origine
Platea mercati, oggi Piazza del Popolo, fu creata
nel Duecento ampliando per scopi commerciali un'arteria
stradale che in quel punto costeggiava l'abitato medievale.
Nei secoli è diventata il "salotto buono"
della nobiltà, e tuttora i palazzi gentilizi
che la circondano esprimono il meglio dell'architettura
locale dal Cinquecento al primo Novecento.
Su un lato della piazza prospetta il Teatro Feronia,
opera dell'architetto settempedano Ireneo Aleandri
che lo costruì nel 1827 sulle rovine di un
teatro ligneo settecentesco. Se la facciata è
modesta e le dimensioni ridotte ricalcano quelle dell'edificio
preesistente, la struttura neoclassica dell'interno
è di grande qualità. Il sipario rappresenta
il rito della liberazione degli schiavi davanti al
tempio della dea Feronia.
Il luogo detto "Castello", sulla cima del
Monte Nero, è la sede della città medievale,
oggi poco più che una frazione disabitata.
Delle costruzioni antiche restano ampi tratti di mura,
due porte e, sulla sommità, le due torri simbolo
della città: quella del comune (che presenta
ancora uno stemma con il leone passante ghibellino)
e, di fronte, il campanile del Duomo antico. Quest'ultimo,
costruito nel X secolo e rimaneggiato più volte,
custodisce all'interno i resti del santo patrono Severino,
(nato circa l'anno 470 in Septempeda, morto circondato
da popolo e clero l'8 gennaio 545), e un pregevole
coro ligneo rinascimentale, iniziato dall'intagliatore
locale Domenico Indivini e completato dai fratelli
Acciaccaferri nel primo Cinquecento. Alla stessa epoca
risale il chiostrino quadrato, un peristilio a due
ordini di archi che unisce la chiesa all'ex-Palazzo
vescovile.
La zona archeologica si trova lungo la strada provinciale
361, un chilometro circa a est dell'abitato. Della
Septempeda romana sono visitabili le terme, un tratto
di mura e i resti di due porte.
ARCHITETTURE
RELIGIOSE
Duomo
antico suindicato, nel quale si venera il corpo del
Santo patrono. Duomo attualmente inagibile a causa
di restauri iniziati nella seconda metà del
XX secolo; cripta del Santo agibile ed officiata nei
giorni festivi e l'8 gennaio di ogni anno (festa di
San Severino vescovo).
Santa Maria del Glorioso, sulla strada per Cingoli-Apiro,
riccamente dipinta, ove la statua lignea raffiguante
la Madonna addolorata versò miracolosamente
lacrime il 22 aprile 1519. Officiata dai sacerdoti
diocesani; la domenica di aprile più vicina
alla data della lacrimazione, con concorso di popolo,
clero e confraternite, si svolge una celebrazione
a ricordo dell'evento.
La basilica di "San Lorenzo in Doliolo"
è la più antica di San Severino Marche.
Custodisce i resti mortali di Santa Filomena, Sant'Ippolito
e San Giustino. La tradizione vuole che sia stata
costruita dai monaci basiliani sulle rovine del tempio
della dea Feronia, II secolo, ove all'inizio della
primavera di ogni anno, venivano liberati gli schiavi
che si erano comportati bene, con cerimonia pagana
presieduta dalla sacerdotessa Camurena Celerina, ora
sepolta nel Borgo Tufico, tra Cerreto d'Esi e Fabriano.
Sembra che in questa basilica vi abbia soggiornato
nel VI secolo anche San Severino con il fratello Vittorino,
prima di ritirarsi in eremitaggio. L'edificio attuale
è del Trecento, ma ha subito ampi rifacimenti.
L'ambiente più interessante della chiesa è
la cripta, costruita probabilmente nel VI secolo.
Fra i numerosi frammenti di affreschi, spicca il ciclo
delle Storie di Sant'Andrea, in monocromo beige, dipinte
dai fratelli Salimbeni su una crociera della volta.
Un'altra serie di affreschi dei Salimbeni, questa
però gravemente danneggiata, si trova nella
sagrestia. Complesso monumentale retto da secoli dai
monaci cistercensi che ancora lo officiano.
L'attuale Duomo nuovo di Sant'Agostino conserva della
costruzione quattrocentesca la facciata con portale
adorno di terrecotte e resti di affreschi attribuiti
a Lorenzo d'Alessandro ed il campanile, di forme analoghe
a quelli del Duomo vecchio, San Domenico e San Lorenzo
in Doliolo. Il vasto interno venne ridotto come si
trova attualmente nel 1776 ed infine nel 1827 quando
la chiesa agostiniana venne convertita in Cattedrale.
All'interno conserva tra altre opere un Crocifisso
ligneo dell'Acciaccaferri, una tavola dei fratelli
Antonio e Giovanni Gentili, figli di Lorenzo d'Alessandro
ed un quadro del Pomarancio. Il coro e la bussola
del tempio vennero disegnati dall'architetto Ireneo
Aleandri.
Chiesa di San Rocco, con artistici quadri, dipinti,
statue, sede dell'omonima confraternita.
Chiesa di San Giuseppe, sulla piazza centrale della
città, (attualmente inagibile a causa di un
grosso incendio ivi sviluppatosi nella notte del 31/12/2009).
Chiesa interamente ed eccellentemente dipinta. Custodisce
pregevoli arazzi, quadri, dipinti e statue di incalcolabile
valore, fra le quali tre statue lignee, a grandezza
naturale, raffiguranti San Giuseppe con Bambino, Cristo
morto e Cristo risorto, realizzate da Venanzio Bigioli
(1771-1854), ogni anno portate in solenne processione
per le vie della città il venerdì santo
e la domenica di Pasqua, dalla Confraternita del Corpus
Domini.
Chiesa di San Filippo con artistici quadri, dipinti,
bassorilievi, statue.
Chiesa di San Domenico risale al XIII secolo ed è
stata rifatta in più occasioni (attualmente
inagibile, per la caduta di parte del tetto, avvenuta
nel Natale del 2008); l'interno è seicentesco.
La torre campanaria, situata a destra del presbiterio,
ospita un ciclo di affreschi con le Storie di Santa
Caterina, opera di un ignoto maestro trecentesco,
identificato da alcuni con Diotallevi di Angeluccio
da Esanatoglia. Nel 2005, dopo un restauro integrale,
è stato riaperto al pubblico il chiostro monumentale,
di proprietà pubblica dal 1860, anno della
confisca dei beni ecclesiastici.
Chiesa di San Paolo, 1830 opera di Ireneo Aleandri,
ha un curioso interno ad emiciclo con colonne doriche
e semicupola a cassettoni appena accennati con presbiterio
rettangolare, e presenta sul portale un bassorilievo
faffigurante la Vergine e proveniente dalla chiesetta
più antica appartenente all'Ordine dei Crociferi.
La statua del Santo sul colmo del tetto a padiglione,
(quasi del tutto erosa dalle intemperie), è
attribuita allo scapello di Antonio Rosa, padre dello
scultore Ercole Rosa.
Santuario della Madonna dei lumi, la cui costruzione
è iniziata il 1º giugno 1586, con chiesa
abaziale, riccamente dipinta, con pregevoli quadri,
numerosi affreschi e dipinti di ignoti e di Giuseppe
Mattei, Andrea Sacchi (1599-1661), Giulio Lazzarelli
(1606-1667), Giuseppe Aloé, Felice Torelli
(1667-1748), Gianandrea Urbani (1599-1632) e del ritrattista
di classe Felice Damiani (1594), con un suo ciclo
pittorico riguardante la Madonna in visita alla cugina
Elisabetta, il sogno di San Giuseppe e scene dell'infanzia
di Gesù. Vi sono anche: un coro ligneo, un
ciborio dello stesso materiale e diverse statue lignee
di rilievo (angeli del Bigioli, trafugati però
nottetempo da ignoti verso la fino del secolo XX°,
non ancora ritrovati). Complesso monumentale retto
dai monaci cistercensi, sede residenziale attuale
dell'abate presidente della Congregazione di San Bernardo
d'Italia.
La quattrocentesca chiesetta della Maestà,
a due chilometri dal centro abitato, sulla strada
per Tolentino, sarebbe stata costruita in seguito
ad un miracolo: secondo una cronaca manoscritta dell'epoca,
un contadino mentre arava il campo avrebbe visto muoversi
un'immagine dipinta della Vergine, e una voce gli
avrebbe ordinato di costruire una chiesa in quel luogo.
All'interno si trova una serie di cinque affreschi
del pittore locale Lorenzo d'Alessandro, di chiaro
carattere votivo (alcuni soggetti si ripetono), dipinti
nel nono decennio del XV secolo. Le figure, non del
tutto omogenee stilisticamente, presentano nell'insieme
una linea fluida e un atteggiamento sereno e composto
che rimanda al Rinascimento umbro e fiorentino.
La piccolissima chiesa di Santa Maria del Cesello,
in località Ugliano, è un ambiente rettangolare
con un insolito, lunghissimo tetto spiovente che ripara
un timpano con affresco seicentesco dipinto sulle
mura esterne dell'edificio (esempio artistico rarissimo,
uno dei pochi dell'Italia centrale). L'interno è
tappezzato di immagini votive dipinte dal Quattrocento
al Seicento, artisticamente grezze ma interessanti
come testimonianza della devozione popolare.
Chiesetta delle grotte di Sant'Eustachio, sulla strada
per Castelraimondo, freschissima d'estate, con stalattiti
e stalagmiti secolari.
Chiesetta delle Pantanelle, in località Cagnore,
con affresco attribuito a Cristoforo di Giovanni,
da San Severino Marche, seconda metà del secolo
XV, raffigurante la Madonna della misericordia. Festa
il 15 agosto di ogni anno, con gare di bocce a campo
libero.
MUSEI
La Pinacoteca civica Tacchi-Venturi, istituita nel
1974, raccoglie perlopiù quadri di scuola locale
provenienti dalla confisca dei beni ecclesiastici
negli anni successivi all'Unità d'Italia, e
in parte opere prestate dalla diocesi e affreschi
staccati per ragioni di conservazione. In una sala
è stata ricostruita un'intera cappellina con
le Storie di San Giovanni Evangelista dipinte dai
Salimbeni, strappate dalla chiesa di San Severino
al Monte; fra le altre opere vanno ricordate il Matrimonio
mistico di Santa Caterina di Lorenzo Salimbeni, la
Madonna della Pace del Pinturicchio, due polittici
quattrocenteschi di Niccolò Alunno e Vittore
Crivelli e uno trecentesco di Paolo Veneziano, quadri
del pittore settempedano Lorenzo d'Alessandro e dell'umbro
Bernardino di Mariotto.
Il Museo archeologico Giuseppe Moretti, di recente
spostato in una nuova sede, raccoglie testimonianze
archeologiche dal territorio di Septempeda, (poi divenuta
San Severino Marche) che spaziano dal Paleolitico
all'Alto Medioevo. La parte numericamente più
consistente della raccolta è costituita dai
pezzi lasciati nell'Ottocento da Domenico Pascucci,
medico condotto con la passione dell'archeologia:
nonostante l'assenza di molti dati scientifici, i
reperti rappresentano una testimonianza preziosa dell'insediamento
preistorico nella zona.
Il Museo del territorio include una casa colonica,
un giardino botanico e il museo vero e proprio con
oggetti, strumenti e attrezzi della civiltà
contadina, artigianale e protoindustriale, raccolti
e conservati grazie all'opera volontaria di Oberdan
Poleti, già prestatore di lavoro della vicina
scuola media.
IL
PALIO DEI CASTELLI
Tutti gli anni, le prime due settimane di giugno,
l'associazione Palio dei Castelli organizza il Palio
a San Severino Marche: il periodo scelto è
il 1400 quando San Severino era guidata dalla signoria
degli Smeducci. Le feste in onore del patrono San
Severino risalgono a secoli fa, tuttavia il Palio
è organizzato dal 1972. Inizialmente si festeggiava
il Palio ogni 4 anni, solo dal 1984 si è cominciato
a farlo tutti gli anni. La vera svolta è avvenuta
nel 1987 con l'introduzione di un nuovo gioco, la
Corsa delle torri; quest'ultimo è diventato
il gioco centrale del Palio, il più spettacolare.
Dal 1990 il percorso di gara è stato limitato
all'anello di piazza del popolo, con un interessamento
più vivace da parte del pubblico.
I rioni e castelli che partecipano alla manifestazione
sono: Rione Di Contro, Rione Settempeda, Rione Taccoli,
Villa di Cesolo, Castello Rocchetta, Castello Colleluce.
Altre formazioni che non partecipano più ai
giochi, ma che comunque partecipano al corteo storico
o che non partecipano affatto sono: Castello Serralta,
Castello Sant'Elena, Castello San Severino, Castello
Parolito, Rione San Lorenzo, Castello di Pitino.
MANIFESTAZIONI
Premio Salimbeni per la storia e la critica d'arte:
dedicato ai due artisti più noti di San Severino
e istituito nel 1983, il premio è assegnato
alternativamente a saggi di storia dell'arte italiana
(anni pari) e marchigiana (anni dispari).
Negli ultimi anni la città ha ospitato una
serie di mostre tese a valorizzare il ruolo degli
artisti locali fra il Trecento e il Cinquecento:
Lorenzo e Jacopo Salimbeni di San Severino e la civiltà
tardogotica (1999)
I pittori del Rinascimento a San Severino: Lorenzo
d'Alessandro e Ludovico Urbani (2001)
I pittori del Rinascimento a San Severino: Bernardino
di Mariotto, Luca Signorelli, Pinturicchio (25 marzo-31
agosto 2006)
Presepio vivente delle Marche, 6 gennaio di ogni anno,
al castello, oltre 300 personaggi, animali. Iniziato
da Don Amedeo Gubinelli a Taccoli nel 1950, poi trasferitosi
in San Lorenzo in Doliolo e quindi definitivamente
sul monte nero.
ORIGINI
E CENNI STORICI
I resti più antichi di presenza umana a San Severino
risalgono al paleolitico inferiore e provengono dalla
frazione di Stigliano; altri reperti, rinvenuti in varie
località del territorio comunale, documentano
una continuità di insediamento per tutta l'epoca
preistorica. La prima civiltà significativa di
cui rimangono tracce è quella dei Piceni, concentrata
nelle vicinanze di Pitino, circa due chilometri a nord-est
del centro urbano attuale: successive campagne di scavo,
dal 1932 a oggi, hanno portato alla luce una zona residenziale,
sulla sommità di un colle, e tre necropoli nelle
vicinanze, il tutto databile tra il VII e il V secolo
a.C. Dopo la conquista romana del Piceno, nel 268 a.C.,
nel vicino fondovalle sorge l'abitato di Septempeda
(nome dall'etimo incerto), che diverrà municipio
nel I secolo a.C. Della città romana sono stati
individuati in tempi successivi resti di mura con un
complesso termale, un incrocio stradale, tracce di domus
private, una fornace e un sepolcreto. Da alcune iscrizioni,
si sa che doveva esistere un tempio dedicato alla dea
Feronia, divinità di origine sabina a cui si
consacravano i liberti. Il municipio romano andò
in rovina in epoca alto-medievale, e un nuovo nucleo
urbano sorse in posizione più protetta sul colle
detto Monte Nero, che domina l'abitato odierno; la città
ricostruita fu battezzata con il nome di Severino, un
santo locale di cui si hanno poche notizie certe, vescovo
di Septempeda a metà del VI secolo. Le testimonianze
storiche attestano che la città antica continuò
a sopravvivere per tutto il Basso Medioevo, smentendo
la leggenda secondo cui sarebbe stata distrutta da Totila
nel 545 d.C., durante la guerra greco-gotica. Quanto
al nuovo centro, il primo documento credibile della
sua esistenza è del 944, anno di probabile fondazione
dell'antica cattedrale. Libero comune intorno al 1170,
parteggiò costantemente per i Ghibellini; nel
corso del Duecento si ingrandì fino all'estensione
attuale, in parte per via militare e in parte acquistando
i castelli circostanti dai precedenti proprietari. Il
Trecento è caratterizzato dalla signoria degli
Smeducci, famiglia locale di capitani di ventura, che
mantennero con una certa continuità l'egemonia
sulla città, finché nel 1426 il Papa li
esiliò definitivamente. Tendenzialmente guelfi,
ma spesso opportunisti, gli Smeducci riuscirono quasi
sempre invisi alla popolazione, che si ribellò
al loro dominio in più di una circostanza, ma
seppero svolgere anche un ruolo di mecenati in quello
che rimane il periodo di massima fioritura artistica
di San Severino. Dopo il breve governo di Francesco
Sforza (1433-45), il comune passa sotto il controllo
diretto dello Stato della Chiesa; i secoli successivi
registrano un sostanziale declino economico e culturale.
Nel 1586 San Severino ottiene il titolo di città
e quello di diocesi, mantenuto per quattrocento anni
esatti. Nel frattempo, cessate le esigenze di difesa,
il centro abitato si è spostato quasi del tutto
dal colle a fondovalle, attorno alla vecchia piazza
del mercato; fra la metà del Settecento e l'inizio
dell'Ottocento, anche i simboli del potere civile e
religioso (Palazzo comunale, Duomo, vescovato) lasciano
quella che ormai è una contrada isolata.
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Popolazione
Residente 12.794 (M 6.143, F 6.651)
Densità per Kmq: 66,0
CAP 62027
Prefisso Telefonico 0733
Codice Istat 043047
Codice Catastale I156
Denominazione
Abitanti sanseverinati o settempedani
Santo Patrono San Severino
Festa Patronale 8 giugno
Numero
Famiglie 4.851
Numero Abitazioni 5.619
Il
Comune di San Severino Marche è:
Comune Amico del Turismo Itinerante
Il
Comune di San Severino Marche fa parte di:
Comunità Montana Zona H Alte Valli del
Potenza
Comuni
Confinanti
Apiro, Castelraimondo, Cingoli, Gagliole, Matelica,
Pollenza, Serrapetrona, Tolentino, Treia
Castelli
e Fortificazioni
Castello di Carpignano.
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